La letteratura oggi non può che militare per la difesa dell’ambiente. È il suo primo compito. La letteratura dovrebbe organizzare una riduzione del peso dell’uomo sul pianeta. E in fondo la grande letteratura l’ha sempre fatto. La grande letteratura è intimamente ecologica. Gli scrittori devono dire agli uomini che il mondo non è nostro. Io devo stare qui, prendermi cura del mondo, ma anche aspirare in un certo senso ad uscirne.” (Franco Arminio, Geografia commossa dell’Italia interna, Bruno Mondadori, Milano 2013)
Il Cantico delle creature (o Laudes creaturarum), atto di nascita della letteratura italiana, è il cantico della riconciliazione del naturale col soprannaturale, dell’uomo con Dio, dell’uomo con se stesso e con gli altri uomini, dell’uomo con la natura.
Se l’uomo è violento verso la natura, lo è anche verso se stesso e verso gli altri uomini. Il messaggio di salvezza del Cantico è questo messaggio di riappacificazione, di riconciliazione dell’universo che non può prescindere dalla riconciliazione degli uomini e dalla riconciliazione con Dio.
Il 6 aprile 1980 Giovanni Paolo II dichiarava S. Francesco patrono dei cultori dell’ecologia, rispondendo alla richiesta inoltrata dalla Società Internazionale degli Ecologisti. Questo significa che vi è la precisa coscienza che S. Francesco possa dire qualcosa sul tema dell’ambiente anche ai nostri giorni, nonostante la situazione sia molto diversa rispetto al Medio Evo. Al suo tempo, infatti, non si presentavano quelle minacce che insidiano la sopravvivenza dell’uomo post-moderno che si è fatto dominatore e manipolatore senza scrupoli della natura.
Questa situazione di angoscia per il destino dell’umanità e del pianeta in cui viviamo oggi ci può rendere, tuttavia, più disponibili all’ascolto del Cantico delle creature da cui traspare un’armonia e semplicità di sentire tali da far nascere in ciascuno di noi, credente o non credente, una nostalgia e un desiderio di salvezza universale.