è una manifestazione internazionale per la sostenibilità ambientale e la salvaguardia del nostro pianeta.
Conosciuta nel mondo come Earth Day, la Giornata della Terra di aprile è l‘evento green che riesce a coinvolgere il maggior numero di persone in tutto il pianeta. Si calcola infatti che ogni anno, nel periodo dell’equinozio di primavera, si mobilitino circa un miliardo di persone.
La Giornata della Terra quest’anno è dedicata al tema ‘Restore Our Earth’, ma dietro la lotta al degrado ambientale e al cambiamento climatico per risanare il Pianeta, c’è anche la necessità di convivere con gli effetti ormai innescati e che sono sotto i nostri occhi. Dalle grandinate improvvise con danni a ortaggi e frutteti, alla neve fino al gelo che ha messo a rischio varie produzioni di alimenti, dalla pioggia arrivata come una manna per le campagne del nord in siccità da due mesi, hanno provocato danni per circa 500 milioni di euro, addirittura più pesanti di quelli della primavera 2020. Tutto questo non si chiama più maltempo, ma cambiamento climatico. E gli scienziati ci dicono che non si fermerà e che nei prossimi anni il trend negativo peggiorerà per cui gli interventi di mitigazione in atto sono necessari. Da questo dipende il futuro della Terra e di chi la abita e del perché la natura ci fa stare bene. Oggi la priorità assoluta è quella di adattarsi a tale realtà. Città e campagne sono molto fragili, senza pianificazione saremo costretti a portare molte realtà produttive (ulivi della Puglia e i vitigni pregiati) altrove.
Storia della Giornata Mondiale della Terra
L’Istituzione della Giornata mondiale della Terra si deve a John McConnell, un attivista per la pace che si era interessato anche all’ecologia: credeva che gli esseri umani abbiano l’obbligo di occuparsi della terra e condividere le risorse in maniera equa. Nell’ottobre del 1969, durante la Conferenza dell’UNESCO a San Francisco, McConnell propose una giornata per celebrare la vita e la bellezza della Terra e per promuovere la pace. Per lui la celebrazione della vita sulla Terra significava anche mettere in guardia tutti gli uomini sulla necessità di preservare e rinnovare gli equilibri ecologici minacciati, dai quali dipende tutta la vita sul pianeta.
La proposta ottenne un forte sostegno e la prima celebrazione della Giornata della Terra fu il 21 marzo 1970. La proclamazione della Giorno della Terra ufficializzava, con un elenco di principi e responsabilità precise, un impegno a prendersi cura del Pianeta.
Un mese dopo, il 22 aprile 1970, la definitiva “Giornata della Terra – Earth Day” veniva costituita dal senatore degli Stati Uniti Gaylord Nelson, come evento di carattere prettamente ecologista. Mentre questa Giornata della Terra era però pensata come una manifestazione prettamente statunitense, fu Denis Hayes (il primo coordinatore dell’Earth Day) a rendere la manifestazione una realtà internazionale: dopo aver “contagiato” le città americane, Hayes fondò l’Earth Day Network arrivando a coinvolgere più di 180 nazioni.
La proclamazione della Giornata della Terra si inseriva in un contesto storico dove si era appena presa coscienza dei rischi dello sviluppo industriale legato al petrolio: nel 1969 a Santa Barbara, California, una fuoriuscita di greggio aveva ucciso decine di migliaia di uccelli, delfini e leoni marini. L’opinione pubblica ne fu scossa e gli attivisti iniziarono a ritenere necessaria una regolamentazione ambientale per prevenire questi disastri.
La Giornata Mondiale della Terra Oggi: Una Festa Globale
Grazie al crescente interesse per la manifestazione, oggi la Giornata mondiale della Terra è diventata la Settimana mondiale della Terra: nei giorni vicini al 22 aprile, numerose comunità festeggiano per un’intera settimana con attività incentrate sulle tematiche ambientali più attuali. Gli eventi vengono utilizzati per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche della sostenibilità, e dagli attivisti, per fare analisi degli scenari odierni e proporre soluzioni concrete. Nel 2017, durante la Settimana della Terra e in aperto contrasto con le nuove “politiche negazioniste” di Trump, si è svolta in decine di città, la Marcia per la Scienza, seguita dalla mobilitazione popolare del clima (29 aprile 2017).
Nell’ambito dell’Earth Day Network, “Earth Day Italia” è considerato uno dei migliori comitati organizzativi, tanto che nel 2015 l’organizzazione italiana è divenuta sede europea del network internazionale. L’edizione del 2016 ha rappresentato un momento di straordinaria importanza per Earth Day Italia, grazie al succedersi di eventi importanti fra cui l’eccezionale visita a sorpresa di Papa Francesco e il collegamento in live streaming con il Ministro Galletti da New York, in occasione della storica firma del primo accordo universale sul cambiamento climatico (COP21).
LA TERRA “SULL’ORLO DELL’ABISSO”
Nei giorni scorsi è stato pubblicato un rapporto dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, che fa capo alle Nazioni Unite stando al quale, dopo gli effetti temporanei del primo lockdown, il riscaldamento globale sta procedendo “in maniera implacabile” e gli impatti continueranno nei prossimi decenni. L’Onu raccomanda di investire nell’adattamento, mentre il segretario generale Antonio Guterres, che sul tema ha conversato di recente al telefono con il premier Mario Draghi, ha detto a chiare lettere che “il mondo è sull’orlo dell’abisso”. La Commissione Ue ha presentato a fine febbraio la strategia europea di adattamento ai cambiamenti climatici, mentre il nostro Paese è ancora scoperto. “Pianificare non è il nostro forte” in Italia si lavora quasi sempre sull’emergenza e ciò fa aumentare anche i costi. Di fatto, il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), elaborato dal ministero dell’Ambiente (oggi della Transizione ecologica) dopo una consultazione pubblica nel 2017, è rimasto a lungo in un cassetto, accumulando una serie di ritardi. A gennaio 2021 è partita la Valutazione ambientale strategica (Vas), ma ora bisogna accelerare.
IN ITALIA UN EVENTO ESTREMO AL GIORNO
Nel 2021, racconta la Coldiretti “in Italia si è verificato a macchia di leopardo un evento estremo al giorno tra siccità, le cosiddette bombe d’acqua, violente grandinate e gelo in piena primavera che ha distrutto le fioriture compromettendo pesantemente il lavoro delle api”. Acquazzoni violenti, grandinate e tempeste di vento e neve sono aumentate del 274% rispetto allo scorso anno. Cosa ci aspetta? Nel 2020 il Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici ha pubblicato lo studio ‘Analisi del rischio. I cambiamenti climatici in Italia’, osservando i settori chiave (ambiente urbano, rischio geo-idrologico, risorse idriche, agricoltura e allevamento, incendi) e giungendo alla conclusione che anche se più ricche e sviluppate le regioni del Nord non sono immuni agli impatti dei cambiamenti climatici, né sono più preparate per affrontarli. Studi recenti indicano per l’Italia, dal 2021 al 2050, un incremento della temperatura fino a 2°C su scala stagionale, con aumenti più accentuati sulle Alpi e in estate, una diminuzione delle precipitazioni (meno frequenti, ma più intense) durante l’estate al Centro e al Sud e una tendenza all’aumento delle piogge invernali, specie al Nord. Insomma dovremo convivere con la siccità ed essere pronti alle piogge torrenziali.
LA PIANIFICAZIONE
Nel frattempo, non possiamo aspettare che le città vengano distrutte o che ogni anno si perdano i raccolti. In Italia, il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici ad oggi è un piano di indirizzo che identifica sei macroregioni climatiche e, per ciascuna, indica le rispettive proiezioni climatiche attese secondo due differenti scenari e alcune azioni di adattamento. Il documento è stato sottoposto alla Valutazione Ambientale Strategica (Vas), anche per migliorarne l’efficacia nell’ambito dei processi decisionali. La pubblicazione è prevista per questa primavera e siamo tra gli ultimi in Ue. Di certo, la pianificazione è uno strumento importante ma anche le città devono munirsi di un piano ed è fondamentale che quando si tratta di adattamento si agisca a livello comunale. Quale terra lasceremo ai nostri figli?