GABRIELE D’ANNUNZIO La poetica: sperimentalismo ed estetismo

I punti fondamentali delle visioni di Gabriele D'Annunzio

  1. Lo sperimentatore delle possibilità della parola

Molteplici furono i generi letterari praticati da D’Annunzio.

Egli infatti seppe accogliere e riproporre gli spunti letterari più diversi, combinando modelli antichi e moderni e rivisitandoli secondo le proprie tecniche letterarie, in più modi.

Da tale sperimentalismo scaturirono sia la varietà dei modi metrici dannunziani sia la ricchezza delle sue scelte linguistiche.

Tali manifestazioni rivelano il desiderio del poeta di essere il dominatore della parola.

2. Un letterato aperto al nuovo

D’Annunzio coltivava dunque molteplici interessi letterari e culturali, aperto com’era alle novità.

Nei confronti della letteratura contemporanea, egli fu pronto a far proprie le tendenze più recenti. Manipolando una serie di letture europee, tra cui Wilde e Huysmans, D’ Annunzio diede vita con diverse sue opere a una monumentale < enciclopedia > del Decadentismo.

Grande importanza rivestì, per la cultura italiana, la divulgazione della filosofia nietzschiana e in particolare del motivo del superuomo. D’Annunzio lo apprese solo per via indiretta, grazie alla mediazione e spettacolarizzazione offerta dal teatro musicale di Richárd Wagner; a ogni modo ebbe il merito di divulgare uno dei temi più inte­ressanti e attuali della cultura europea di allora.

D’ Annunzio, fu il letterato italiano più attento alla modernità, si fece installare il telefono; guidava le prime automobili, frequentava i primi campi d’ aviazione. A sviluppare questi temi è l’ultimo suo ro­manzo, Forse che si forse che no (1910).

D’Annunzio, fu il primo scrittore italiano a intuire le grandi possibilità espressive del cinema e a lavorare per l’ industria cinematografica: collaborò alla realizzazione di diversi film. Fu lui a coniare il nome del primo grande magazzino italiano, < la Rinascente > di Milano.

3. L’ uomo del cambiamento

Dalla disponibilità al nuovo e dalla febbrile ansia di ricerca nasce anche l’attitudine di D’ Annunzio a reinventarsi: mantenendo fede al motto < o rinnovarsi o morire >, egli riuscì più volte a rinnovare la propria immagine presso l’ opinione pubblica. Una prima svolta si ebbe nel 1911, spinto dal bisogno economico, prese a pubblicare una serie di scritti autobiografici, ispirate alle rapide annotazioni dei suoi taccuini di diario. Con la loro immediatezza e semplicità di scrittura, tali prose inaugurarono una stagione nuova nella sua arte. Un’ulteriore svolta si ebbe nel 1915,allorché  D’Annunzio aderì di slancio alla campagna a favore dell’intervento italiano nella Prima guerra mondiale. Un’ennesima metamorfosi risale al 1919-20, allorché D’ Annunzio guidò l’ occupazione militare di Fiume e fece promulgare la carta del Carnaro,  una Costituzione d’ispirazione democratica e liberale. Di lì a poco il fascismo lo proclamerà uno dei padri della patria.

4. L’esteta e le sue squisite sensazioni

D’ Annunzio, aspirava a un’esistenza d’eccezione, al <vivere inimitabile>, a < fare la propria vita come si fa un’ opera d’ arte >.D’Annunzio si limitò a tradurre il modello dell’esteta decadente in una chiave «lussuosa» e mondana, ottenne in tal modo grane successo di pubblico. «Estetismo», la parola chiave della poetica dannunziana, si esprime in tre forme.

-Estetismo, cioè esaltazione di ciò che ricade nella sfera dei sensi.

-Estetismo, per D’Annunzio, è anche panismo, dal nome del (dio greco Pan) e vitalismo. Il culto ella sensazione tende infatti a collocare lavita dell’uomo «dentro» la vita della natura.

-Estetismo, infine, è assenza di gerarchie. Da ciò la frammentarietà del­l’arte dannunziana.

  1. Il creatore d’immagini

Dall’estetismo dannunziano deriva l’intenzione del poeta di farsi < supremo artefice >,che crea le proprie opere sottoponendole a una lunga elaborazione tecnica, simile all’attività di un fabbro o di un orafo. Egli stesso si definiva < poeta dell’Imaginifico>, il creatore di immagini.

  1. L’artista e la massa

In una società in meno processo di industrializzazione, in cui si stava riducendo l’ analfabetismo, perdeva importanza  la figura tradizionalmente elitaria dello scrittore e si prospettava la possibilità di costituire una < letteratura di massa >.  D’Annunzio fu il primo a cogliere tale opportunità. Fu lui a fornire al crescente pubblico borghese, modelli neoaristocratici di vita.